Iorgos Rorris, artista, Atene, febbraio 2015

Quanti amano la pittura e con lei hanno speso un po’ di tempo nella solitudine di un museo e nel prezioso silenzio che la pittura esige per svelare la sua bellezza, questi dunque, ma anche quanti dipingono, sicuramente si soffermeranno attenti a godere le opere di Paola Caenazzo.

E quando avranno visto e sentito il palpito delle opere, la loro melodia e gentilezza, non potranno che pensare all’autore e a ciò che lo muove. Immaginare quest’antichissimo ripetersi dell’azione pittorica. Gli occhi vedono, sfiorano, indagano, e la mano pian piano configura la mappa segreta del quadro. Leviga un ruvido passaggio, raddrizza una verticale, accentua un contrasto, sottolinea un’ombra e chiede al mondo di svelargli i misteri che lo rendono tanto bello. La pittrice seduta o in piedi vede davanti a sé e intraprende il ritratto di ciò che vede. E ciò che vede, o, meglio, ciò che di quest’esperienza riesce a lasciare sulla tela, non può essere, potenzialmente, che il ritratto di se stessa. E’ la sua traccia, la sua testimonianza ed è davvero preziosa per noi, perché è sincera, perché dice la verità sulla sua persona, e la verità di Paola a noi svela anche le affinità elettive della pittrice. Sentiamo presenti lo spirito di Giorgio Morandi, ma anche i maestri della Natura Morta Olandese. Per via della sua origine e della sua lingua, Paola eredita l’immensa cultura della sua patria. Cultura vasta e incommensurabile. C’è chi l’affronta con timore reverenziale, chi la sente come sostegno.

Grazie alla fortuna che ho avuto d’ incontrarla e di scambiare con lei per alcuni anni pensieri e idee sulla pittura, ma ancor più in ragione dell’indubbia verità delle sue opere, ritengo che la bellezza dell’Arte Italiana costituisca per lei un sostegno prezioso che la incoraggia costantemente a continuare.

Antonis Zivas, docente di fotografia, Università dello Ionio – Dipartimento di Arti Audiovisive, Corfù, febbraio 2015

Ritratti-passaggi-riflessioni, grazie a una pittura basata su colori e tonalità scure, cariche e nello stesso tempo leggere, trasparenti, limpide. Attraverso il trattamento cromatico Paola Caenazzo riesce a penetrare nell’intimo dei suoi personaggi e conferire profondità ai suoi oggetti e paesaggi. Le sue rappresentazioni rispecchiano la sua interiorità – perfino i suoi oggetti alludono all’esistenza di una loro propria personalità, quasi fossero animati di una vita propria. In modo inequivocabile i ritratti, le scene e gli oggetti di Caenazzo trasmettono una particolare emotività immediatamente percepibile dai loro spettatori.

Sergia Jessi Ferro, critica d’arte
La pittura intimista di Paola Caenazzo

Paola Caenazzo espone a Padova con una personale alla Galleria La Teca, c.so Umberto I, 56 dal 7-3 al 31-3-2015. L’artista, nata a Perugia, è vissuta a Treviso, Padova, Firenze dove si è laureata in Filosofia. Ha vissuto a lungo ad Atene, allieva di Iorgos Rorris, è stata cofondatrice dell’atelier di pittura To Simeio (Il Punto).

Usa come forma espressiva il figurativo che implica l’osservazione del fenomenico che ci circonda. Non si tratta di un’osservazione di superficie, neppure di un’osservazione distaccata ma piuttosto di un dialogo profondo capace di trasformare l’apparente in riflesso della propria interiorità. Sono dipinti coinvolgenti. Ciò che appare allo sguardo è raffinato, accattivante, appartiene al nostro vissuto tanto da condurci ad una meditazione sul significato della vita.

La mostra titola “Ritratti passaggi riflessioni”. Paola Caenazzo tratta con la stessa maestria il ritratto, il nudo, la veduta, l’interno, la natura morta. Sono silenti presenze che catturano lo sguardo in forza di un colore sontuoso, intriganti per la curiosità che suscitano, enigmatiche nella loro decifrazione. Le figure, i paesaggi, gli arredi, gli oggetti sono impronte, indizi, ricordi che raccontano storie idealmente intrecciate alle nostre. Lo stesso cromatismo, che poco indulge alla solarità mediterranea, è modulato su registri bassi, talvolta è quasi monocromo sottolineando il sofferto intimismo di queste opere.

Sergia Jessi, Padova e il suo Territorio, Rivista di storia arte cultura, anno XXX, n. 175, giugno 2015

Paola Caenazzo è stata presente a Padova nel marzo scorso con una personale alla Galleria La Teca di corso Umberto I. L’artista, nata a Perugia, è vissuta a Treviso, Padova, Firenze dove si è laureata in Filosofia. Ha vissuto a lungo ad Atene, allieva di Iorgos Rorris, è stata cofondatrice dell’atelier di pittura To Simeio (Il Punto).

Usa come forma espressiva il figurativo che implica l’osservazione del fenomenico che ci circonda. Non si tratta di un’osservazione di superficie, neppure di un’osservazione distaccata ma piuttosto di un dialogo profondo capace di trasformare l’apparente in riflesso della propria interiorità. Sono dipinti coinvolgenti. Ciò che appare allo sguardo è raffinato, accattivante, appartiene al nostro vissuto tanto da condurci ad una meditazione sul significato della vita.

La mostra titola “Ritratti passaggi riflessioni”. Paola Caenazzo tratta con la stessa maestria il ritratto, il nudo, la veduta, l’interno, la natura morta. Sono silenti presenze che catturano lo sguardo in forza di un colore sontuoso, intriganti per la curiosità che suscitano, enigmatiche nella loro decifrazione. Le figure, i paesaggi, gli arredi, gli oggetti sono impronte, indizi, ricordi che raccontano storie idealmente intrecciate alle nostre. Lo stesso cromatismo, che poco indulge alla solarità mediterranea, è modulato su registri bassi, talvolta è quasi monocromo sottolineando il sofferto intimismo di queste opere.

Kostantinos Livieratos, saggista, editore, Atene, febbraio 2015
PAOLA BLUE

Da Perugia, Padova o Firenze fino ad Atene e ritorno, Paola Caenazzo ha fatto –e continua a fare- il viaggio della sua vita, fra persone che l’hanno abbracciata e ammirata, l’hanno amareggiata o adorata, come amica, come donna, come figlia e sorella. Ha così formato una particolare identità personale, e insieme una preziosa alterità per noi, che attraversa tutta la gamma di esperienze e di sentimenti, dall’estraneamento alla familiarità, dall’amore al disincanto, dalla fatica alla creatività, dalla malinconia fino al risollevamento e alla gioia di vivere.

Non so che relazione abbia tutto questo con le sue opere, neppure in cosa consista la loro quieta, come non causata (direbbe la Dickinson), bellezza. Penso soltanto che dal nord Italia al sud della Grecia Paola ha conosciuto una luce che ha impresso, prima e anzitutto, nelle sottili e ricche sfumature del blu: dal celeste al turchino e dal verde giada all’indaco o al violetto. Questi riflessi, che dominano con discrezione la sua tavolozza, si nascondono dentro gli oggetti dei suoi dipinti (in una bottiglia o in una lampada a petrolio, su un lenzuolo, un vestito o un infisso), si dipanano intorno alle figure e agli oggetti (su un muro, una tovoglia, uno scaffale), si alzano sopra e in mezzo a loro (in un cielo oltre il mare o sopra gli edifici della città). Al di là dei suoi eventuali riferimenti artistici, questa particolare sottolineatura intesse, potremmo dire, la luce del paesaggio naturale e urbano greco con i toni e i chiaroscuri più profondi, interiori, del nord italiano.

Paola è così una di quelle rare persone poliedriche, i “mediterranei di nascita” che, come diceva Nietzsche, “sanno amare nel nord il sud e nel sud il nord”. Forse per questo i suoi passaggi segreti e i suoi riflessi azzurri ci aiutano ad aprire gli occhi e l’anima sul nostro stesso mondo.

Corriere del Veneto, 11 marzo 2018
Le due città in pittura di Caenazzo

A Padova nelle Scuderie di Palazzo Moroni si è inaugurata la personale di Paola Caenazzo “Padova – Atene andata e ritorno. Identità in movimento” racconto per immagini della sofferta ricerca del significato recondito dell’esistere. L’artista, formatasi alla scuola di pittura di Iorgos Rorris ad Atene, ci invita a compiere un viaggio tra Atene e Padova ripercorrendo le traiettorie spaziali ed emozionali attraverso le quali la sua pittura prende vita e si trasforma. Non è tanto attratta dalla figura fisica, dal personaggio (sebbene siano esposti alcuni pregevoli ritratti) ma da ciò che lo circonda, dagli oggetti del qutidiano, dalle tracce del suo passaggio. La luce stessa è strutturante ed Atene è il luogo del mito in cui la bellezza non è fine a se stessa ma è virtù e verità.

Il ritorno a Padova dopo la riflessione greca è recupero delle proprie radici, immersione nella vita popolare della sua terra, confronto tra memoria e contemporaneità. Ecco i grandi Palazzi stroici, le Abbazie, le Basiliche, le straordinarie Piazze. Nasce così il ciclo di dipinti sul caotico mondo dei mercati, sullo sfavillio delle vetrine dei nuovi negozi, sull’arcana seduzione delle vecchie botteghe. Persino la pennellata pare danzare sulla tela ora in piccoli tocchi, ora in strisciate decise, ora in placche iridiscenti. Tracce di vita, finzione o realtà? L’invito al dialogo è rivolto a tutti.

Sergia Jessi, critica d’arte, Recensione al catalogo della mostra Padova – Atene andata e ritorno. Identità in movimento, marzo 2018

Padova–Atene andata e ritorno. Identità in movimento non è semplicemente una mostra di pittura ma il racconto per immagini di una vita: ricerca di senso dell’esistenza tanto da rendere il significante significato.

L’esposizione si snoda secondo un principio di circolarità della vita in cui l’inizio è già raggiungimento e la fine il nuovo che avanza. Siamo accolti da un nudo dormiente che da subito implica l’indeterminazione fra sogno e realtà. Segue un enigmatico ritratto Ragazza con camicia azzurra dove la modella è chiusa entro un mondo interiore nel quale anche a noi è dato accedere nella ricerca dell’ego perduto. Ora ci inoltriamo in una successione di stanze silenti connesse l’una all’altra, le porte e le finestre sono aperte in una concatenazione geometrica che ci conduce verso fondi luminosi. Il colore tendenzialmente monocromo si anima nelle più varie sfumature dal blu sino all’azzurro cielo, dal marrone sino al giallo girasole. Rari oggetti del quotidiano popolano questi ambienti, un’essenzialità senza sbavature in cui tutto parla dell’uomo.

Usciti all’aperto la veduta urbana colpisce per la sua sostanzialità, case, palazzi, torri sono puri volumi che si compenetrano l’uno nell’altro. La presenza umana è suggerita da antenne televisive, vasi con piante, tende da sole. La luce del meriggio è calcinante ed elimina le ombre. Un cromatismo del silenzio e dell’interiorità. Sicuramente un richiamo a cogliere l’essenza dell’essere là dove la bellezza non è fine a se stessa ma è virtù e verità. Questa è la Grecia di Paola Caenazzo fin dall’antichità culla del pensiero umano.

Il ritorno in Italia dopo la lunga riflessione greca è recupero delle proprie radici, immersione nella vita popolare della sua terra, confronto tra memoria e contemporaneità.

Padova vanta una storia ultramillenaria e ha mantenuto intatti molti luoghi tra cui Piazza delle Erbe, dei Frutti, dei Signori fra loro strettamente connesse e lo stupendo Prato della Valle; ha conservato il duecentesco Palazzo della Ragione che all’esercizio della giustizia univa nei piani sottostanti la vendita di ogni tipo di prodotti e la presenza di officine e laboratori esclusivi, l’Università il cui motto è “Universa Universis Patavina Libertas“, La Specola che ci riporta al “mirar le stelle” di Galileo Galilei, le grandi Abbazie e Basiliche: S.Antonio, S.Giustina, il Carmine.

L’artista ribadisce il concetto di viaggio ponendo il primo contatto con Padova alla ferrovia In limine resa con una serie di linee orizzontali che comunicano un forte senso di smarrimento e mancanza di vita e da subito rinnega questa solitudine con il dipinto Fruttivendolo cavalcavia Arcella. Uno straordinario tripudio di fiori, frutta, uomini al lavoro, insegne. Nasce, così, il ciclo di dipinti sul caotico mondo dei mercati, sullo sfavillio delle vetrine dei nuovi negozi, sull’arcana seduzione delle vecchie botteghe.

Persino la pennellata pare danzare sulla tela ora in piccoli tocchi, ora in strisciate decise, ora in placche iridescenti. Il colore è limpido, cantante, i rapporti cromatici raffinatissimi. Il ciclo delle botteghe del centro storico incanta, perché unisce passato, presente, futuro e per il continuo gioco di riflessi delle vetrine in cui l’esterno entra all’interno e viceversa.

Accanto a tanta frenesia e vitalità, apparentemente spensierata, con sapienza compaiono opere di forte valenza spirituale in cui il paesaggio urbano: Carmine, Ponte S.Agostino, via Cavazzana, Prato della Valle si ammanta di morbide ombre colorate che paiono emanare armoniche sonorità.La mostra chiude con l’autoritratto, quasi una firma, ed alcuni ritratti di sofferta introspezione.

Tracce di vita, finzione o realtà, distacco o condivisione? L’invito al dialogo è rivolto a tutti.

Sergio Giordani, Sindaco di Padova
Andrea Colasio, Assessore alla Cultura

La valorizzazione degli artisti del territorio contribuisce ad animare e rendere vivace la vita culturale cittadina.

Diamo voce, alle Scuderie di Palazzo Moroni, a Paola Caenazzo, artista padovana, interprete contemporanea dalla pittura essenziale e riflessiva che, attraverso personaggi e luoghi, narra del suo mondo interiore.

Come recita il titolo della mostra “Padova – Atene andata e ritorno. Identità in movimento” il filo conduttore dell’esposizione è il viaggio, un viaggio in Grecia alla ricerca della propria identità di artista e di donna, che la riporta al punto di partenza, alle sue origini.

Ecco dunque la resa dei luoghi più tipici e caratteristici della vita cittadina, le piazze, le bancarelle, i portici, i luoghi della spiritualità che ci restituiscono scorci di una ritrovata vitalità in grado di incantare nella sua quotidianità.

Ci auguriamo che la mostra sia accolta con favore dal pubblico.

Silvia Previti, critica d’Arte, recensione del catalogo personale 
Sguardi Attraverso, maggio 2023

 

L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose. (Italo Calvino)

Luci, riflessi, ombre ed una staticità apparente, intrisa di enigma, lasciano intendere storie, nomi, luoghi e persone. 
Paola Caenazzo fa sua l’etimologia del verbo dello sguardo che in greco antico racchiude quello del vedere e del conoscere insieme e dunque, è un guardare le cose con interesse intellettuale, un osservare attentamente con piglio penetrante.
Gli occhi della pittrice hanno lo stesso modo di intendere il “vedere” degli occhi di Platone: per il filosofo l’azione del rivolgerci con gli occhi al mondo significa scorgere in ogni frangente mondi “altri” dietro a quello che ci si presenta tutti i giorni. Un’azione così semplice e scontata quella del vedere che, negli animi più sensibili, racchiude una consapevolezza interiore, anche se non pienamente cosciente, di un rivolgere “sguardi attraverso”. Veneziana d’origine, nata a Perugia, vissuta poi tra Treviso, Padova e Firenze, nel 1979 approda in Grecia dove, per cinque anni, mette in pratica la sua passione per la pittura, sperimentandosi e imparando dal maestro greco Giorgos Rorris. Diventa cofondatrice dell’atelier di pittura To Simeio (Il Punto) vicino all’Acropoli di Atene, dove Rorris tiene le sue lezioni. La Caenazzo inizia ad approcciarsi al figurativo, assorbendo dal maestro greco l’impostazione prospettica, la poesia silente della raffigurazione degli interni, l’espressività della stesura e dell’accostamento dei colori.
Nelle opere presenti in questa mostra si ritrova come fil rouge un concetto caro all’autrice, che ha colto solo successivamente alla realizzazione dei dipinti, prendendo atto di quella consapevolezza interiore platonica di un vedere che è dominato quindi dal concetto dell’attraversamento. Gli interni di abitazioni rimandano ad un gioco di riflessi e rispecchiamenti ne la “Finestra blu” e di prospettive, luci e ombre ne il “Corridoio degli armadi”, opere che hanno in comune la stessa palette cromatica, contraddistinta dai grigi, toni del verde e del giallo che rimangono freddi e opachi, proprio come gli interni di queste case. Evidente è l’accostamento, per chi conosce l’autore, ai quadri d’interni di Rorris, che la Caenazzo ha ben conosciuto e dei quali ha fatto suo sì il soggetto, ma ridimensionando l’atmosfera in una più accogliente e dall’aurea meno cupa. Le nature morte, su sfondi di colori ad olio meravigliosi, rossi e viola freddi ma brillanti, hanno in comune la rappresentazione di bottiglie, vasi e oggetti in vetro, dove il gioco di trasparenze e scintillii risulta innato e fluido nel pennello della pittrice, che rivela così la sua origine 7 veneziana con questa passione ricorrente per soggetti in vetro e per la scelta e gli accostamenti di colore. I paesaggi esterni hanno sempre in comune con tutte le altre opere uno sguardo che si fa lontano, acuto ed esaminatore, con la volontà di catturare le variazioni di luce, le profondità delle prospettive, il silenzio e la quiete, percepibili anche nei dipinti di fiori. Uno sguardo che è uno scambio continuo, di riflessi e colori, mai netti e mai puri anche grazie alle possibilità tecniche che concede l’utilizzo della pittura ad olio, al fine di rappresentare con sincerità una realtà che è il risultato dell’incontro reciproco col mondo esterno, restituito su tela con tutta la ricchezza acquisita ed interiorizzata dalla pittrice. Una pittura che trasmette quei valori filosofici che Paola Caenazzo conosce bene, che ha ritrovato ad Atene, nella culla dell’antica cultura greca e che ha poi riportato con tutta sé stessa, attraverso le sue lenti, con sguardi che ha condotto “attraverso” sguardi e conoscenza.