Mi dedico principalmente al figurativo, ma molte sono le mie incursioni nell’astratto, come nella mia serie di studi sui colori della Divina Commedia di Dante. Nel figurativo mi attraggono la figura umana e il ritratto, dove cerco di cogliere quel momento di sospensione della coscienza quando affiora -quasi un’epifania- lo sguardo interiore; la natura morta, spesso bottiglie e vetri di memoria morandiana, dove però –forse per via della mia origine veneziana- inseguo riflessi e trasparenze; gli interni, in particolare il succedersi dei flussi luminosi nei passaggi di stanze e corridoi; i paesaggi urbani, specie le imprevedibili e fulminanti geometrie ateniesi.
Ogni artista –suggerisce John Berger- nell’intera sua opera solitamente torna e ritorna su un tema di fondo costante, un soggetto continuo. Potrei dire che forse il mio tema è l’attraversamento, lo sguardo che va oltre, all’ infinito. Ecco allora i vetri, gli specchi, i liquidi, le vetrine, i corridoi, le finestre, dove il dentro e il fuori si riflettono, si confondono, si moltiplicano.
La pittura ad olio mi aiuta in questa mia ricerca, permettendomi di sovrapporre i colori in lievità, strato su strato.